I luoghi della memoria

Questa sezione nasce da una ricerca sui luoghi della memoria della città, luoghi significativi per gli eventi che vi sono accaduti, personaggi che vi hanno operato e vissuto, ma anche per l’investimento simbolico che la comunità ha fatto sul proprio spazio urbano, costruendo monumenti, affiggendo targhe commemorative o elaborando la propria toponomastica. Le singole mappe tematiche sono state realizzate grazie alle relazioni e alle collaborazioni già stabilite con alcune istituzioni e associazioni che in città si occupano da tempo della conservazione della memoria e della storia dei luoghi.  

Guerra in città (gli scioperi)

Scioperi operai e cooptazione coatta di manodopera per la Germania (marzo/aprile 1944)

Lo sciopero generale, che coinvolge tra il I e l’8 marzo 1944 la quasi totalità delle fabbriche della provincia di Bologna, ha fin dalla pianificazione un’esplicita valenza politica. Indetto dal Comitato segreto d’agitazione del Piemonte, della Lombardia e della Liguria attraverso la diffusione di volantini e stampa clandestina, ottiene a livello interregionale una nutrita adesione grazie alla commistione nelle parole d’ordine proposte fra rivendicazioni di tipo economico e una caratterizzazione della protesta esplicitamente insurrezionale. In Piemonte, Lombardia, Emilia, Liguria, Veneto, Toscana oltre un milione di operai sostenuti da simultanee manifestazioni di contadini, donne, studenti raccolgono l’appello lanciato dai comitati segreti d’agitazione locali e dal Comitato di Liberazione Nazionale e scendono in lotta. Si sciopera per ottenere miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro: aumento della distribuzione dei principali generi alimentari (grassi, pane, zucchero) e di copertoni di bicicletta, miglioramento delle mense aziendali, aumento di salario. Ma anche per liberarsi dal giogo dell’oppressione degli occupanti nazisti e dei loro collaboratori italiani, che attraverso la riconversione bellica delle principali produzioni industriali hanno assunto il controllo diretto di molte direzioni di fabbrica e di specifici reparti, irrigidendo i procedimenti e i tempi di produzione e militarizzando la sorveglianza interna agli stabilimenti – come accade, ad esempio alla Ducati, alla SASIB, alla Calzoni, all’ACMA, alla Buini e Grandi. La protesta esprime inoltre un’unanime e ferma opposizione popolare contro i piani di reclutamento forzato di manodopera destinata all’impiego in Germania e i progetti di trasferimento degli impianti produttivi, che le forze nazifasciste in accordo con le dirigenze industriali tentano di approntare dai primi mesi del 1944.
Il nodo di congiunzione fra lotta operaia, fronte antifascista e resistenza armata è già saldo e si evidenzia con chiarezza nel corso delle giornate di mobilitazione, durante le quali lavoratori e partigiani agiscono in forme coordinate e complementari.

 

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