Container. Osservatorio laboratorio mobile di arte pubblica

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Container. Osservatorio/laboratorio mobile di arte pubblica è stato un progetto sperimentale di ricerca e azione nel quartiere San Donato attraverso azioni e installazioni artistiche nate dall’osservazione attenta del contesto urbano e del tessuto antropologico che lo vive e lo attraversa e dalle relazioni con gli abitanti. Esso è stato attivo dal novembre 2007  alla fine di giugno 2008, con la cura di Mili Romano e Gino Gianuizzi della Galleria e associazione culturale  Neoncampobase , come una attività, nella città, del laboratorio “Mappe urbane” e come uno dei laboratori di “Sposta il tuo centro. San Donato città di città”.
Dispositivo di comunicazione con la strada e sorta di “micropiazza” in movimento, il Container è stato uno spazio di  stimolo ad una riflessione critica e alle relazioni. “Mobile” non soltanto perché nel corso dell’anno si è spostato quattro volte (da Via San Donato dove è rimasto due mesi a Piazza Costituzione in occasione di Arte Fiera e fra le sue manifestazioni “OFF”, poi aI Pilastro e infine al Giardino John Lennon davanti al Centro Zonarelli), ma anche perché con la sua mobilità meglio era predisposto a cogliere i continui ridisegni degli spazi, le trasformazioni strutturali urbanistico-architettoniche, che fanno della città un cantiere in corso, sollecitando l’osserv-azione di una fluidità e “mobilità” metropolitane che continuamente ridefiniscono i confini, spaziali, antropologici e identitari .
L’arte pubblica in questo caso cerca di farsi, attraverso i molteplici linguaggi propri dell’arte contemporanea, elemento dinamico e di progettazione condivisa con il pubblico, orientata ad una riqualificazione degli spazi e ad un rafforzamento identitario e multiculturale.
Molti dei progetti si sono posti qui l’obiettivo “etico” ed educativo di una relazione creativa e diffusa con la città e i suoi abitanti, cercando di attivare dei percorsi affettivi, flussi di reciproca comunicazione e di creazione. E tutti sono stati contestuali alle memorie e ai tratti peculiari urbanistico-antropologico-sociali, multiculturali e multietnici, del quartiere, e gli artisti hanno lavorato nella relazione con gli abitanti e cercando di coinvolgere le varie comunità e le diverse fasce generazionali, anche attraverso la collaborazione con alcune scuole, centri diurni per anziani, centri culturali, gruppi di  aggregazione e associazioni multiculturali.

Gli artisti in azione:

-Maria Pia Cinque (MP5) insieme al gruppo ToLet ha invaso lo spazio esterno del container e le zone limitrofe con i suoi “Men at work” sagome di carta di omini al lavoro che si arrampicano dovunque e ha realizzato una serie di “polaroid a fumetti” dei commercianti della zona;
-Cuoghi Corsello hanno realizzato, su esplicito desiderio dei gruppi di aggregazione giovanile, “SUF vola”, un intervento murale ancora visibile sulle pareti esterne della ASL di Via Pirandello;
-Cinzia Delnevo con “Wandering Beauties”, bellezze vagabonde, ha incontrato e documentato fotograficamente, nel corso delle differenti fermate del container, i figli dell’unione di due “Bellezze”, di genitori di diverse nazionalità;
-Anna Ferraro ha realizzato “Segnali di vita”, una fantasiosa segnaletica stradale disegnata in collaborazione con i gruppi di aggregazione giovanile “Pilastrini” e Katun, che richiama, oltre che i desideri, anche quei piccoli gesti di  “appaesamento” contro lo spaesamento che spesso contraddistingue il rapporto dei cittadini con la città, e che vogliono segnare identitariamente gli spazi delle abitudini quotidiane. La nuova segnaletica, doppio speculare di quella  normalmente in uso, ha segnato ed è rimasta nelle aree verdi e in alcune aree condominiali di via Casini, via Deledda, via Pirandello.
-Emilio Fantin ha ideato il format “Performance day” con il quale si invitavano gli abitanti a prodursi nell’azione più “acrobatica” di cui fossero capaci, intendendo per “acrobatico” qualunque gesto o abilità;
-Sabrina Muzi con “Corpi in festa” ha realizzato con abiti e stoffe donati dagli abitanti, un’installazione sugli alberi che, riprendendo certi rituali e feste in uso in culture antiche e lontane dalla tradizione occidentale, abbraccia e si prende cura della natura e dell’anima degli alberi sollecitando un armonico dialogo fra ambiente naturale e vissuto umano;
-Chiara Pergola ha indagato il limite sottile del rapporto tra spazio pubblico e spazio privato, disseminando nello spazio pubblico di via del Lavoro e via San Donato, originario accesso alla città dalla campagna, piccoli soprammobili dono degli abitanti;
Monika Stemmer è partita dall’osservazione e dalla frequentazione diretta del quartiere, nel quale si trova il suo atelier, per realizzare il suo “Omaggio alle signore di San Donato” con il consenso delle signore stesse: schizzi coloratissimi, dal segno espressionista, che colgono gesti, abitudini e abbigliamento, ingigantiti in sagome di carta a grandezza
naturale che sono andati a comporre gruppi di figure collocati sui muri a segnalare aree al limite nel tempo e nello spazio, destinate ad essere abbattute;
-Adriana Torregrossa
con “Sai cosa c’è di nuovo?” ha trasformato di volta in volta il container in una sorta di “video-box-confessionale” sul modello di certe trasmissioni televisive, nel quale chiunque in 60 secondi potesse esprimere desideri e paure in rapporto alla città;
-Zimmerfrei con il progetto di Anna Rispoli ha realizzato, in un tratto di portico del Liceo Copernico, una particolare luminaria natalizia” realizzata con i lampadari domestici, dono o gentile prestito di abitanti e negozianti;
-Mili Romano ha realizzato il video “Per San Donato. Appunti visivi, che è stato il fil rouge che ha “cucito” i tanti momenti ed episodi dell’intero progetto in una sorta di mappatura emotivo-affettiva fatta di piccoli dettagli, di interni, di strade, dei volti e delle varie voci colte in un’oralità naturale e corale; utilizzando la videocamera come “pungolo relazionale” il
video “in progress”, proiettato all’interno del container quando non vi erano in corso gli altri progetti è stato un elemento di continua relazione con la strada, fonte per nuove relazioni e nuovi racconti.

Nel corso dell’anno il progetto Container ha costruito una rete di collaborazioni con altre manifestazioni artistiche in città e in provincia: con “ ON. Luci accese di notte” a cura del collettivo di artisti Zimmerfrei; con Cuore di pietra, a cura di Mili Romano, a Pianoro: con “Talking about public art” in collaborazione con UNDO.net ; con “Fuori contesto” a cura di Daria Filardo, Cecilia Guida e Gino Gianuizzi, e nella primavera 2008 ha attivato un laboratorio didattico di progettazione sulla città presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna con il ciclo Incontri in Accademia cui hanno partecipato, fra gli altri, gli scrittori Maurizio Matrone e Gianpiero Rigosi che al Container, nella sua postazione al Pilastro, davanti alla Biblioteca Spina, hanno poi letto brani dei loro romanzi.

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