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Battaglia di Porta Galliera

lunedì, giugno 4th, 2012

La battaglia di Porta Galliera (8 maggio 1848)

(tratto da: Ugo Pesci , I Bolognesi nelle guerre nazionali, Federazione fra la società militari della città e provincia di Bologna,  Zanichelli Bologna 1906)

“Gli Austriaci comandati dal feldmaresciallo Wimpfen, avevano sconfinato nelle zone vicino Modena, ed il 7 maggio 1849 entrarono a Castelfranco. Il Wimpfen con l’appoggio del monsignor Bedini, intimò ai popoli delle legazioni di fare atto di obbedienza al Papa.

Il 6 (maggio) erano state distribuite le medaglie ai Bolognesi che avevano partecipato ai moti dell’ 8 agosto 1848. Dopo la cerimonia si erano sparse voci a conferma dell’avanzarsi del nemico ed alcuni gruppi di popolani iniziarono ad armarsi. Carlo Bignami, nominato generale della guardia civica dopo il ritorno da Venezia, ammalatosi in quei giorni, dovette cedere il comando al conte Giovanni Malvezzi.

La mattina dell’ 8 maggio 1849, una colonna di austriaci con 4 cannoni si presentava davanti porta Galliera, e subito dopo un’apparente attacco, essa si ritirava. Dalla via Emilia un’altra colonna intanto assaliva le porte San Felice e Saragozza.

Il colonnello Boldrini, tornando da una ricognizione ad Anzola con una quarantina di gendarmi a cavallo, incontrò una gran folla che annunciava una sortita, avendo assistito alla ritirata degli austriaci da porta Galliera.

Boldrini provò di persuadere e far capire all’acclamante folla, che la supposta ritirata bensì era un semplice ed architettato agguato. Non gli credettero, ed il vecchio soldato di Jena e di Eylau fu accusato ad alta voce di viltà. Allora il colonnello riunì i suoi gendarmi e i dragoni, guidati dall’aiutante maggiore Marliani, e con l’esercito così formato tentò un’ impetuosa carica, mentre dietro di loro si sbarrava la porta.

Colpiti di fronte dalla mitraglia, e sui fianchi dai tirolesi nascosti dietro le siepi, caddero il Boldrini, il Marliani, il maresciallo d’alloggio Pavoni e 16 gendarmi. Gli altri, aiutati da una compagnia di linea, riuscirono a recuperare il loro colonnello non ancora spirato, ma che mori poco dopo, benedicendo l’ Italia e raccomandando al figlio d’amarla.”

 

Porta Galliera

lunedì, giugno 4th, 2012

Porta Galliera

 Introduzione:

Porta Galliera rappresenta un importante simbolo popolare bolognese, poiché è stata protagonista del conflitto contro gli invasori austriaci. 

Fin dalle sue origini, infatti, porta Galliera venne utilizzata come avamposto difensivo e raccordo per le vie di terre e d’acqua verso il ferrarese. Essa era l’unico punto d’entrata e di uscita a nord della città.

La porta mantiene vivo il ricordo dei caduti in nome dell’indipendenza bolognese e celebra la battaglia che ne ha posto la fine. Tra i principali patrioti morti in quella battaglia  possiamo ricordare il colonnello Cesare Boldrini e l’aiutante maggiore Marco Marliani.

Approfondimento 1: la battaglia di Porta Galliera del 1849

Approfondimento 2: Chi era Cesare Boldrini?

Il monumento

La costruzione di Porta Galliera risale al XII secolo,su progetto di Bartolomeo Provaglia (esponente del barocco bolognese). Il primo edificio della Porta,venne eretto quando fu innalzata la prima cinta, come palizzata in legno. Successivamente venne costruita in pietra , abbattuta e riedificata varie volte. La struttura si presenta come nel 1661, data della sua ultima modifica.

La porta è caratterizzata da due stili assai diversi: quello interno di fastosa e magnifica architettura barocca, quello esterno di carattere severo, che ne accentua la funzione difensiva.

I lavori di manutenzione fra il 2001 e il 2003 hanno messo in luce strutture architettoniche di varie epoche (dal medioevo agli inizi del secolo scorso). Attraverso un successivo restauro si è completata la creazione di un parco archeologico all’aperto.

Nel 2007-2008 porta Galliera è stata dichiarata patrimonio culturale dell’UNESCO.

I Garibaldini

mercoledì, maggio 16th, 2012

Via dell’Indipendenza,

Monumento equestre a Giuseppe Garibaldi

Piazza XX Settembre,

Lapide in memoria dei Garibaldini

 

“… L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani…”

Questo famoso motto era di Massimo D’Azeglio, ma si adatterebbe bene anche allo spirito di Giuseppe Garibaldi, quello che ancora oggi, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, è ricordato come un moderno corsaro che, ignaro della paura, si tuffò nelle più straordinarie imprese difendendo i suoi ideali di libertà e giustizia.

Allo stesso modo sono ricordati i Garibaldini, i volontari che presero parte alla spedizione dei Mille con l’obbiettivo di unificare l’Italia.

 Anche Bologna partecipò attivamente a questo progetto: si contano all’incirca 200-300 volontari che combatterono nelle varie imprese garibaldine, e, secondo il famoso libro di Alberto Dallolio, i bolognesi che salparono da Quarto il 5 maggio 1860 furono cinque: Ignazio Simoni, Guglielmo Cenni, Paolo Bovi Campeggi, Gaetano Coli, Giuseppe Magistris. Di questi l’unico vero bolognese però era Bovi Campeggi.

Occupandoci di questo progetto siamo rimasti colpiti dal fatto che molti dei partecipanti alla spedizione erano nostri coetanei, ed è strano pensare, nella società odierna, a giovani che si impegnano e rischiano la propria vita per raggiungere un solo obbiettivo: l’unità d’Italia.



Progetto svolto da: Silvia Barboni, Giulia Finessi, Klara Matoshi, Luca Puglioli, Davide Tommesani.

Via Fratelli Cairoli

mercoledì, maggio 16th, 2012

La nostra città è piena di monumenti, iscrizioni, statue o anche semplicemente di luoghi che rappresentano eventi o che ricordano personaggi storici che, però, la maggior parte di noi nemmeno conosce.

Questo abbiamo potuto costatarlo in prima persona noi ragazzi durante la ricerca in città di tracce del nostro Risorgimento.

Ad esempio questa strada è dedicata ai fratelli Cairoli della cui esistenza nessuno del nostro gruppo aveva mai sentito parlare.

Al contrario, invece, sono molto importanti in quanto ben quattro su sette, Benedetto, Luigi, Enrico e Giovanni parteciparono alla spedizione dei Mille.

A Benedetto Cairoli è dedicata un’epigrafe commemorativa situata nel cortile interno di Palazzo D’Accursio a Bologna che noi ragazzi abbiamo avuto modo di osservare e fotografare , oltre ad altri monumenti e iscrizioni riguardanti il Risorgimento in diverse parti della città; come dimenticare, inoltre, la via che più rappresenta questo periodo, Via dei Mille.

La spedizione dei Mille è avvenuta nel 1860 grazie alla partenza di un esercito di volontari sotto il comando di Giuseppe Garibaldi dalla spiaggia di Quarto in Liguria verso Marsala in Sicilia conquistando il Regno delle due Sicilie unendolo così allo Stato d’Italia che si stava costituendo.

La cosa che ci ha colpito di più dei fratelli Cairoli è che, come abbiamo già accennato, quattro fratelli su sette parteciparono alla spedizione dei Mille e ad altre imprese garibaldine successive, offrendo la loro vita per l’unità d’Italia.

Nel file audio qui sotto, abbiamo voluto leggere le commoventi pagine che, nel suo diario, Giovanni Cairoli dedica alla morte del fratello Enrico, avvenuta durante la battaglia di Villa Glori, a Roma (sotto al file audio, la pagina del diario di Giovanni Cairoli in pdf).  

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diario di giovanni cairoli

 



Samuele Benassi, Francesca Venturi, Laura Lodi e Alessandra Pizzirani

La vicenda di Zamboni e De Rolandis

mercoledì, maggio 16th, 2012

Lapide di Zamboni

In occasione del progetto di “Mappe Urbane” sulla memoria dei luoghi, ed in seguito alla nostra visita al Museo del Risorgimento di Bologna, che ci ha incuriositi, ci siamo recati in via Strazzacappe dove sapevamo, grazie anche ad un sito internet che contiene tutte le lapidi ed i monumenti storici di Bologna, che era presente una lapide dedicata a  Zamboni e De Rolandis: ma chi sono questi due personaggi?

La fine del XVIII secolo è un momento di svolta a Bologna, come in tutta Italia: la città vuole liberarsi dal dominio pontificio…

Così la sera fra il 13 e 14/11/1794 quattro uomini tra cui Zamboni e De Rolandis distribuiscono alcune decine di volantini…

  

Manifesto al popolo,1790

 

Manifesto
•Se i sta a cuore il bene della patria leggete:
•Siete invitati a seguitare con armi coraggiosamente chi comincerà a liberare Bologna dall’insopportabile giogo del pesante governo. Chi comincerà non sarà solo, ma avrà buon seguito. L’effetto comincerà a mezza quaresima la sera della vecchie a un ora di notte nel mercato della Montagnola. Ecco l’occasione di ricuperare l’antica libertà non la lasciate sfuggire. Siete voi codardi? Si vedrà: di ciò vi avvisa
•Parte del Popolo
 
 
 

 
AVVISO AL POPOLO
“”quella libertà gloriosa, stemma della patria che abbiamo dalla natura stessa sortita, dalla quale l’intimo senso altamente ci parla, e che ad usarne giustamente ci sprona; quella dessa, o bolognesi, ci viene da questo punto restituita mercè il grato animo dei vostri concittadini, il più il comune che il privato bene sta a cuore. Forti abbastanza sono i motivi che ad un tal passo ci spronano: i diritti dei cittadini annullati dalla prepotenza; la ragione alla forza sottomessa; le pubbliche cariche distribuite in ragione delle persone, non già dei meriti i delitti dei ricchi impuniti; calunniata l’ innocenza del povero; i magistrati nazionali od inattivi, o determinati da privati riguardi; le imposte maggiore delle forze dei cittadini ed estratte dal dono del più povero ; queste ingiustamente carpite alla comune utilità; ingannati a un tempo da promessaci protezione, ben presto degenerato in sovrano dominio coperto da velo di libertà, che infine squarciati , vengonci ururpati i più sacri diritti che formavano sia la privata che la pubblica pubblicità. Ha reclamato, ma invano, il misero popolo di Castel bolognese, al quale unita Bologna tutta contro l’ustale tirannia reclama, ed assai la pesa il dover soffrire ulteriore disastri. squotetevi , o cittadini da quel letargo in cui giacete profondamente immersi, che vi rende si inoperosi al ben pubblico, che nuocevoli a voi stessi, e non esitate a seguire l’orme di chi vi addita la libertà e la gloria della patria”
 
Zamboni

Luigi Zamboni (Bologna, 12 ottobre 1772 – Bologna, 18 agosto 1795) è stato un patriota italiano.Studente presso l’Università di Bologna, è uno dei primi martiri in nome dell’Unità Italiana e l’ideatore del tricolore italiano. Studente presso l’Università “Alma Mater” di Bologna, è stato con Giovanni Battista De Rolandis ideatore del tricolore italiano. La storia Patria li considera patrioti della nuova Italia e protomartiri del Risorgimento.

A lui è intitolata una delle vie principali di Bologna, che collega le Due Torri a Porta San Donato, passando per la zona Universitaria.

Luigi Zamboni fu trovato morto il 18 agosto 1795 all’interno di una cella soprannominata inferno nella quale si trovava segregato con due criminali, secondo alcuni esecdutori materiali dell’omicidio per strangolamento su ordine espresso dalla polizia secondo altre fonti, il giovane, condannato, preferì togliersi la vita.

 

Giovanni Battista Gaetano De Rolandis (Castell’Alfero, 24 giugno 1774 – Bologna, 23 aprile 1796) è stato un patriota italiano. A lui è intitolata una via in zona Universitaria di Bologna.

Per le sue ideee liberali e patriottiche fu il primo martire del risorgimento italiano, condannato a morte tramite impiccagione a Bologna.

 

Lavoro svolto da:

Donato Gallo – Eleonora Minelli – Matteo Bugamelli – Valentina Sapori