Attacco all’Infermeria del Ravone – 9 dicembre 1944

Su iniziativa di Ilio Barontini “Dario” – comandante della 7^ brigata GAP – nasce in città nella primavera del 1944 un servizio unificato di assistenza sanitaria ai partigiani, affidato dal Comando unico militare per l’Emilia Romagna (CUMER) al dott. Giuseppe Beltrame “Pino”. L’organizzazione ha il compito di reclutare personale medico, di reperire medicinali e materiale chirurgico, di coordinare i collegamenti interni ad alcune direzioni sanitarie disponibili a ricoverare sotto falso nome i feriti partigiani – fra cui l’ospedale Putti, l’ospedale Marconi, l’ospedale S. Orsola, l’ospedale di Bentivogli. Durante l’estate sono allestite alcune infermerie clandestine di primo soccorso in abitazioni private: una di esse – organizzata a partire dall’agosto 1944 in una palazzina indipendente a ridosso del canale Ravone in via Duca d’Aosta 77, demolita e ricostruita nel dopoguerra – viene trasformata nell’autunno del 1944 in un piccolo ospedale attrezzato chirurgico. Scarsamente utilizzata durante l’estate l’infermeria del Ravone accoglie, invece, numerosi feriti in gravissime condizioni dopo la battaglia di Porta Lame e la battaglia della Bolognina. Con medicinali e materiale chirurgico reperiti attraverso l’ospedale Roncati e l’ospedale Putti un giovane ufficiale austriaco disertore della Luftwaffe e il dott. Vincenzi eseguono in novembre all’interno della struttura delicate operazioni chirurgiche d’emergenza, affiancati dagli infermieri Cesare Barilli e Bruno Nadalini, dalle staffette Stella Tozzi e Ada Pasi e dal partigiano Pietro Vassura. Nonostante le severe misure adottate per preservare la segretezza dell’infermeria – fra cui il divieto di aprire le imposte giorno e notte e l’obbligo di attuare qualsiasi movimento nelle sole ore serali precedenti il coprifuoco, al fine di far apparire la palazzina disabitata – il CUMER stabilisce ad inizio dicembre l’evacuazione della base per ragioni di sicurezza. A seguito della delazione di una partigiana curata nell’infermeria durante l’estate pochi giorni prima del trasferimento, il 9 dicembre 1944, la villetta viene circondata da reparti armati fascisti: uno solo dei degenti ricoverati riesce a fuggire calandosi dalla finestra nel canale, altri 14 partigiani feriti insieme all’ufficiale austriaco sono catturati e condotti alla caserma di via Magarotti, dove vengono barbaramente seviziati. I prigionieri dell’infermeria – Arrigo Brini, Giancarlo Cannella, Franco e Settimo Dal Rio, Ardilio Fiorini, Gian Luigi Lazzari, Rossano Mazza, Lino Panzarini, Enrico Raimondi, Luciano Roversi, Riniero Turrini, Giorgio Zanichelli e due partigiani stranieri – sono fucilati presso Poligono di Tiro di via Agucchi il 13 dicembre 1944.

Bibliografia

G. Beltrame “Pino”, Servizio sanitario alla “macchia”, in L. Arbizzani, G. Colliva, S. Soglia (a cura di), Bologna è libera. Pagine e documenti della Resistenza, Bologna 1965, pp. 146-148

G. Beltrame, Servizio sanitario nella clandestinità, in “Resistenza Oggi” ANPI Bologna, 1984, pp. 40-43

G. Beltrame, Sanità, in A. Meluschi (a cura di), Epopea Partigiana, Bologna 1947, pp. 67-69

S. A, Scoperta l’infermeria al “Ravone”, in R. Barbieri, S. soglia (a cura di) Al di qua e al di là della Gengis Khan, Bologna 1965, pp. 93-95

Sitografia

Scheda redatta da Nazario Sauro Onofri per il sito “La memoria di Bologna”

Scheda redatta da Simona Salustri per il sito “Monumenti che parlano: la Resistenza a Saragozza”

Cronologia Biblioteca Salaborsa

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Infermeria del Ravone, ,

Categoria:

Guerra in città

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