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Esecuzione della partigiana Irma Bandiera – 14 agosto 1944

venerdì, dicembre 2nd, 2011

Irma Bandiera è andata in guerra, sebbene fosse una bambina, è morta in guerra come un soldato, come il più bravo soldato (Renata Viganò)

Irma Bandiera, nata a Bologna nel 1915, cresce durante il ventennio fascista al riparo di una famiglia benestante, democratica seppur non appariscente. Benché le sue conoscenze e le risorse economiche le permettano allo scoppio della guerra di sottrarsi ai bombardamenti sfollando in campagna, rimane invece in città ed inizia a frequentare ambienti antifascisti fino ad abbracciare la scelta di aderire alla lotta clandestina. Entra, infatti, nella 7^ Brigata GAP Gianni Garibaldi con il nome di”Mimma”, appellativo affettuoso con cui da sempre viene chiamata in casa.
Protetta dalla sua figura elegante di giovane donna di buona famiglia, dall’immagine di “signorina sofisticata” – come la descriverà Alceste Giovannini “Cestino”, commissario politico della 7^ GAP – diviene all’insaputa della famiglia un’intrepida staffetta partigiana, trasferendo a rischio della propria vita documenti e armi fra i diversi distaccamenti della brigata disseminati in provincia.
Il 7 agosto 1944, di ritorno da una consegna effettuata a Castelmaggiore, è fermata su segnalazione e arrestata a Funo d’Argelato. Da prima reclusa a San Giorgio di Piano, viene successivamente trasferita a Bologna dove per sette giorni è brutalmente torturata dalle brigate nere nel vano tentativo di indurla a rivelare l’ubicazione delle basi e il nome dei compagni. Dopo averla accecata e a lungo picchiata i suoi aguzzini la trascinano al Meloncello sotto le finestre di casa sua, dicendole che se si decide a parlare permetteranno ai genitori di soccorrerla, ma “Mimma” mantiene il silenzio e i suoi impotenti carnefici non sono in grado di far altro che ucciderla in quel luogo con una raffica di mitra. Assassinata per la strada il 14 agosto 1944, il suo corpo viene lasciato esposto nel punto dove oggi è posta la lapide in sua memoria, quale monito alla popolazione di Bologna aderente alla causa partigiana. Insignita dopo la liberazione della medaglia d’oro al valor militare alla memoria, Irma Bandiera diventa negli ambienti antifascisti simbolo del protagonismo eroico delle donne bolognesi ancora prima della fine del conflitto: l’organizzazione SAP cittadina prende, infatti, il suo nome subito dopo la sua morte.

“Prima fra le donne bolognesi ad impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si battè sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS tedesche, sottoposta a feroci torture non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata, fu barbaramente trucidata sulla pubblica via. 
Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso per tutti i Patrioti bolognesi nella guerra di Liberazione”.
Meloncello, 14 agosto 1944.

Al ricordo di lei e di altre 127 partigiane martiri della provincia è dedicato il monumento ideato dagli urbanisti del gruppo “Città Nuova”, inaugurato nel 1975 nel parco di Villa Spada. Un’installazione partecipata in continuo divenire realizzata – su iniziativa di 15 comuni, del Quartiere Saragozza, del Comitato per le celebrazioni del 30º anniversario della Resistenza e dell’Unione donne Italiane – con l’attiva collaborazione di molteplici scuole bolognesi e degli operai delle ditte Sabiem, Calzoni e GD. Il monumento utilizza in parte materiali deperibili, per dar vita a un luogo d’aggregazione finalizzato a reinventare di giorno in giorno la memoria della Resistenza locale.

Bibliografia

Donne di Bologna e Provincia!, volantino firmato: La Federazione Bolognese del Partito Comunista Italiano, 12 ottobre 19444, in L. Bergonzini (a cura di), La Resistenza a Bologna. Documenti e testimonianze, vol. 4, Bologna
1975, pp. 380-81

Renata Viganò, Irma Bandiera eroina nazionale, in Bologna è libera. Pagine e documenti della Resistenza, Bologna 1965, pp. 73-74

Testimonianze di Emo Tatarini, Novella Corazza, Norma Bettini, in L. Bergonzini (a cura di), La Resistenza a Bologna. Documenti e testimonianze, vol. 5, Bologna
1980, pp. 600-603, 877-878, 906 -907

A. Albertazzi, L. Arbizzani , N. S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919- 1945), Bologna 1985, p. 80

Sitografia

Pino Cacucci, Ribelli, Milano 2003

Scheda redatta da Simona Salustri per il sito “Monumenti che parlano: la Resistenza a Saragozza”

Scheda redatta da Luigi Arbizzani per il sito “Museo virtuale della Certosa”